Il mio primo manga: Holly & Benji vs Italy

12 07 2009

Ce l’ho fatta, dopo 10 mesi abbondanti, sul finire di quest’esperienza, ho finalmente comprato il mio primo manga giapponese!
Pur non essendo mai stato particolarmente interessato a questo genere di fumetti, recentemente ho pensato che potrebbero essere un buon modo per esercitare e mantenere il mio modestissimo livello di giapponese.
Non potevo che cominciare dal manga del mio cartone animato preferito di quando ero bambino, il cartone animato più lento e avvincente della storia: Holly & Benji (in Italia), o meglio Captain Tsubasa (キャプテン 翼)!

Il mio primo manga di Captain Tsubasa!

Il mio primo manga di Captain Tsubasa!

Ieri per la prima volta mi sono avvicinato con “interesse” al reparto immenso di fumetti (nuovi e di seconda mano, economicissimi) di un piccolo Book mart, uno degli infiniti negozi di libri usati che si trovano qui. Intere collezioni di ogni genere di manga, raggruppate nel cellophan, e acquistabili a poche decine di euro. Si possono acquistare anche singolarmente a poco più di 1,50 €, anche se ho notato che il primo e l’ultimo numero di solito costano circa 0,50 € in più.

Il protagonista Gino Hernandes

Il protagonista Gino Hernandes

Pensavo fosse difficile trovare Captain Tsubasa, ma tra gli altri scorgo una decina di numeri in uno scaffale! Ogni numero ha sul bordo il personaggio protagonista della storia.

Mancava il volume n. 1, ma osservandoli da vicino ho visto il volume n. 28 caratterizzato da un personaggio che sembrerebbe vestito con la divisa classica dei portieri dell’Italia. Controllo bene ed è proprio così: la storia è proprio della partita (ai Mondiali?) tra le nazionali di Giappone e Italia!

Da quel poco che ho capito, sfogliandolo velocemente, l’Italia è per gran parte della partita in vantaggio, e va in scena la supersfida tra Tsubasa (Holly) e il portiere italiano (tale ジノ  ヘルナンデス, Gino Hernandes …o_O :O) che gliele para proprio tutte! Eh, mi sa che anche nel fumetto siamo rappresentati come i soliti italiani “catenacciari”!

EDIT 16/07/2009: nell’edizione italiana Gino Hernandez si chiama Dario Belli!

Che dire, non vedo l’ora di tuffarmi nella lettura-studio (col dizionario a portata di mano), per scoprire se anche qui il campo è lungo 30km e costruito in collina, e se i tiri di Holly raggiungono l’atmosfera e poi tornano zig-zagando bucando la rete avversaria 😛

La copertina interna originale, e sullo sfondo la cover a colori

La copertina interna originale, e sullo sfondo la cover a colori

W il Giappone e viva la New Team 😀

EDIT 16/07/2009: direttamente dal blog Baka gaijin in Japan





Che carbonara sarebbe senza le BOBA?

10 04 2009

Altro strafalcione in Italianese incontrato passeggiando per Iidabashi 🙂
La prima volta si sono sbagliati scrivendo BOBA, ma la seconda volta si sono corretti… era VOVA! 😉

Insegna di una spaghetteria a Iidabashi

Insegna di una spaghetteria a Iidabashi. Ricordatevi di fare "roso - lare" la pancetta.

Che sono le BOBA???

Che sono le BOBA???

Aaaaah, volevano dire VOVA! -__-

Aaaaah, volevano dire VOVA! -__-





Sankanshion (三寒四温)

29 03 2009

Se in Italia abbiamo la filastrocca con il tanto celebre quanto realistico…

“…Arriva marzo pazzerello: esce il sole e prendi l’ombrello!…”

in Giappone hanno il San-kan-shi-on 三寒四温!

L’altro giorno commentavo con un membaa (メンバー: nelle multinazionali giapponesi non si chiamano “colleghi”, ma “membri”) il tempo degli ultimi giorni: la settimana prima sembrava quasi iniziata l’estate, ma poi ha ripreso a piovere e si sono riabbassate le temperature di brutto. E così mi ha tirato fuori questa perla di saggezza giapponese, su cui mi sono poi documentato a dovere con San Google.

San 3
kan freddo
shi 4
on caldo

Letteralmente significherebbe “tre giorni di freddo e quattro giorni di caldo”, ma a quanto pare quest’interpretazione è di origine cinese, mentre i giapponesi si riferiscono più all’oscillazione e all’imprevedibilità del clima!

Sakura rosè

Fiori di sakura rosè

Questa irregolarità non poteva certo passare innosservata in un paese in cui la prevedibilità è un valore fondamentale. Anche nel clima! Il loro clima è molto prevedibile, e le stagioni ben delineate, al punto che molti di loro sanno già con molta precisione quanto cadrà la prima neve, o quando fioriranno i ciliegi,.e così via.  In più le loro previsioni del tempo sono dettagliatissime e seguitissime da ogni giapponese ogni giorno (mica dai un’occhiata al cielo e usi un po’ di cervello per farti un’idea della giornata o di cosa devi mettere), anzi i warning ti arrivano direttamente sul cellulare dal tuo operatore: vuoi mettere ritrovarsi in mezzo a un タイフーン (tifone) o dimenticare di indossare la mascherina perchè è iniziata la stagione del かふん ([kafun], polline)!

(A proposito di polline, apro una delle mie solite parentesi (*)… qualcuno mi ha anche chiesto se avessi problemi allergia al polline [花粉症kafunshoo], ma quando ho risposto “no, per fortuna io no, ma per esempio mia madre quando era giovane ne ha sofferto” mi sono trovato una faccia stupefatta che mi chiedeva “ehh!? veramente? Anche in Europa avete le allergie da polline?? …Io pensavo che era solo un problema giapponese! Ahhh…..” 😐 A quanto pare qui il polline più fastidioso è quello del Cedro, ma ho dovuto spiegare che le allergie primaverili esistono ovunque al mondo dove ci siano alberi e fiori………)

In effetti Marzo è un mese critico nell’anno solare giapponese, un periodo di transizione. Si passa dall’inverno freddo alla primavera e questo fatto è particolarmente sentito tanto da avere una vacanza nazionale. Ma è anche il mese conclusivo dell’anno scolastico, e dell’anno fiscale! A scuola i ragazzi preparano le cerimonie di fine anno, e nelle aziende c’è fermento e aria di cambiamento! Nel mio ufficio, ultimamente hanno spostato scrivanie (anzi ne hanno aggiunte di nuove), qualcuno ha già cambiato posto, alcuni andranno via o cambieranno dipartimento, e in compenso verranno molti nuovi membri (alla faccia della crisi): e questo significa anche che la prossima settimana avrò 2 nomikai, una di addio a chi ci lascia e uno di benvenuto a chi arriva! Insomma, qua, spesso quando dici “l’anno prossimo” ti riferisci all’anno che inizia ad Aprile.

Infine, ma non per importanza, tutto ciò è scandito dalla fioritura dei ciliegi, evento tanto caro ai Giapponesi quasi quanto per noi lo è il Natale! A riguardo non dico altro, e in attesa di godermi questi 2 weekend in “bianco”, vi lascio con le prime FOTO scattate oggi al parco di Ueno!

Fiori di sakura bianchi

(*) ps: …lo so uso troppe parentesi, di questo passo i miei post diventeranno sempre più simili a codice LISP! Almeno non uso sempre e solo.parentesi tonde… ma che ci posso fare, penso annidato e scrivo a flusso di coscienza! Ma è impossibile non pensare annidato: ogni argomento della vita e della cultura che tratto ne tira fuori altri 100!





Sendai, mari e monti (parte II)

26 03 2009

Il secondo giorno di viaggio sapevamo che sarebbe stata una bellissima giornata di sole e volevamo sfruttarla per un’escursione fuori dalla citta’, verso località di montagna distanti circa 1 ora. C’erano un bel po’ di possibilità e posti da vedere: la cascata di Akiu (considerata una delle 3 cascate più belle del Giappone), l’Akiu Onsen, la gola rocciosa di Futakuchi, Yamadera. Sapevamo anche che sebbene geograficamente fossero tutte nella stessa zona, i tempi e i trasporti avrebbero limitato tanto.

Senzan Line, da Sendai per Yamadera

Senzan Line, da Sendai per Yamadera

Alla fine ci si è messo il servizio di autobus che serve la zona, che inspiegabilmente ha molti meno collegamenti durante i finesettimana e i giorni festivi verso quelle località che… in realtà sono fondamentalmente attrazioni turistiche, e si sa che i turisti in genere viaggiano nei giorni festivi!! Mah… siamo in Giappone, a volte meglio non chiedersi il perchè di certe cose 😛

Alla stazione di Yamadera

Cartello alla stazione di Yamadera

A me ispiravano molto le descrizioni di Futakuchi, ma considerati gli scarsi collegamenti e le opzioni possibili, abbiamo deciso di andare a Yamadera, di cui sapevamo della presenza di un tempio, della possibilità di scalare la montagna, e poco altro.

Casualmente però avevamo anche letto in un sito internet che si poteva raggiungere Yamadera a piedi attraverso un percorso tra valli, ruscelli, ponticelli e cascate in mezzo alla montagna, che parte dalla stazione precedente (Omoshiroyama 面白山, “la montagna interessante” o “divertente“?). Così, se si vuole, si può trasformare questa gita a Yamadera (per cui 2 ore bastano e avanzano) in una gita di un giorno.

Nonostante poco prima di arrivare avessimo visto neve, ancora una volta ispirati dalla legge del ganbatte (alla faccia delle Converse di Tommaso e Giusj, ideali per fare hiking sulla neve!), abbiamo optato per scendere dal treno a Omoshiroyama, e cercare “il percorso che parte alla sinistra della stazione”, come suggerito da quel sito.

Omoshiroyama, sentiero chiuso

Omoshiroyama, sentiero chiuso

Immediatamente appena scesi dal treno, vediamo una sorta di sentiero la cui entrata però è chiusa (vedi foto a sinistra). E ci chiediamo “vuoi vedere che con tutta sta neve il percorso è chiuso, e ci tocca aspettare il prossimo treno?” (che per la cronaca passava dopo 1 ora circa)… Scopriamo che la stazione si trova proprio in corrispondenza della stazione di skilift di un impianto sciistico. Ci confermano che il percorso è chiuso e che il treno passa dopo un’ora, e ormai andiamo comunque a fare due passi sulla neve con l’intenzione di fare qualche foto. C’eravamo solo noi e 2-3 persone che sciavano.

Fortunatamente pero’ scopriamo subito l’inizio del “percorso” con l’indicazione “per Yamadera –>” e non era sbarrato … che male c’e’ ad imboccarlo? In realtà non si trattava del percorso di hiking, ma della strada che consente nelle stazioni non invernali di raggiungere Omoshiroyama in macchina, e che ancora è chiusa per via della neve. Pazienza, fare il vero percorso più a contatto con il fiume e il bosco, magari in autunno sarebbe stato suggestivo, ma non ci è andata male lo stesso!

Inizio della strada, in fondo si intravede ancora limpianto.

Un primo panorama

Un primo panorama

La foresta intorno a noi

La foresta intorno a noi

Camminando notiamo alberi spezzati, massi caduti dalla montagna, qualche piccola frana, e la forza della natura incontrollata da qualche mese… che faticaccia che faranno ogni anno per ripulire tutto e ripristinare la strada! La giornata di sole però ci fa godere tutto, e passeggiare in mezzo alla natura, solo noi e nessun altro, è proprio quello che ci serve dopo settimane trascorse in metropoli!

Vegetazione invernale

Nonostante la neve sotto i piedi e intorno a noi non faceva freddo, niente in confronto al giorno prima, e così senza mai pensare di tornare indietro abbiamo cominciato a scoprire un po’ di curiosità strada facendo! Una delle prime è stato il cartello che indicava “Yamadera 7.1 km” 😀   Sugoi!!

Poi abbiamo scoperto una macchina di qualche genio caduta e ribaltata sulla scarpata ai lati della strada! E menomale che poco dopo c’erano i cartelli apposta a mettere in guardia!

Proprio un genioBei relitti

In alto: proprio un genio - In basso: altro relitto

Attenzione!

Attenzione!

Tra un’indicazione e l’altra, la strada si addentra sempre di più nella valle, costeggiando un fiume che ci porta ad una bella cascata. Tutto e’ molto surreale, sembra davvero che l’uomo non avesse messo piede da queste parti da un po di’ tempo!

Cascata in mezzo alla montagna interessante

Cascata in mezzo alla "montagna interessante"

4,2 km percorsi...

4,2 km percorsi...

...ancora 3 km!

...ancora 3 km!

Dopo circa due ore e 7.5 km percorsi senza fretta, con tante fermate pro-fotografia, arriviamo nel centro abitato di Yamadera, individuiamo subito l’ingresso-salita al tempio, ma anche un paio di ristoranti! Ci fermiamo in uno di questi per ricaricare le energie con una ciotola calda di soba (spaghetti di grano saraceno, in brodo caldo), ed io e Marco scegliamo coraggiosamente una certa “tororo soba” (とろろそば), pur non sapendo cosa fosse sto “tororo“… al vederlo restiamo molto delusi. Il gusto non rimedia molto, e sopratutto il prezzo del pranzo non è molto coerente con la quantità di cibo che abbiamo messo nella panza!

Yamadera 山寺, letteralmente “montagna tempio”, è famosa per il tempio Risshakuji e la montagna caratterizzata da tanti buchi (scavati da monaci per diversi secoli) che la rassomigliano ad una groviera! La salita è di 1110 gradini (stando alla wikitravel), non li ho contati ma li ho fatti tutti!
Il panorama diventava sempre più bello man mano che si saliva!

Lanterna di pietra lungo la salita

Lanterna di pietra lungo la salita

4,2 km percorsi...

Caratteristici buchi nella montagna

Cascata in mezzo alla montagna interessante

Yamadera, vista della valle

Concludo qui, perchè ho fatto tante foto che dicono molto di più di tante parole. Vi lascio solo con alcune curiosità:

  1. Nel punto panoramico più bello della montagna, la pensilina in legno è piena di meishi 名刺 (biglietti da visita) lasciati dai visitatori, probabilmente si dirà che porti bene a qualcosa, ma non sappiamo di preciso cosa. Io e Giusj, in rappresentanza di tutto il Vulcanus 2008-09 abbiamo lasciato i nostri!
  2. Una buca delle lettere… vuoi vedere che il postino si fa 1110 gradini su e giù ogni giorno? 😀
  3. Sulla parete di uno degli edifici antichi in legno del complesso templare, c’è appeso un comunissimo schifosissimo orologio da muro analogico bianco in plastica…… incredibile, no comment….

Attenzione!

1) Il logo EU-Japan è inconfondibile!

Cassetta delle lettereOrologio vergognoso

2) Cassetta delle lettere, 3) Orologio vergognoso

Per tutte le altre clicca QUI (slideshow).

Fine parte II. Nella prossima qualcosina riguardo alla città di Sendai.
Ciao!!!





Kanji #4: 動… “eppur si muove”

12 03 2009

Da una settimana ho ripreso a studiare il Giapponese. Infatti, dopo 2 mesi di tirocinio in azienda, senza uno studio regolare come quello del corso fatto fino a dicembre, e bombardato ogni giorno da duemila termini nuovi e frasi che non capisco, mi sembra che ho esaurito quel minimo repertorio che mi aveva illuso all’inizio di poter comunicare senza problemi. E non si può parlare sempre delle stesse cose, in più se non studio ora che ho l’opportunità di praticarlo sul campo (assolutamente indispensabile per questa lingua) è un peccato.

Anzichè dalla grammatica, ovviamente ho ricominciato dai kanji, il cui studio, sebbene possa sembrare meccanico e solo uno sforzo di memoria, in realtà è molto interessante e divertente. In questi mesi di lavoro ho riempito il mio quaderno-vocabolario con tantissime parole e kanji, ma ne ricordo solo pochi. Adesso che ho ripreso a studiare i kanji tutto sommato ancora di livello base, mi rendo conto che sono indispensabili per capire quelle parole e sopratutto per memorizzarle.

動く [ugoku]: "muoversi"

動く: muoversi

Come al solito kanji che leggi, curiosità che trovi!

Per esempio 動, il Kanji usato principalmente per i verbi:

  • 動く [ugo-ku]  = muoversi,
  • 動かす [ugo-kasu] = muovere,

e che può anche essere letto in altri casi come [dō].

Sapete come si dice “animale” in giapponese?

動物「どうぶつ」 [dou-butsu]

che letteralmente significa “cosa che si muove“! (物 significa “cosa”)

E ancora, il kanji 働

働く: lavorare

働く: lavorare

è formato dal kanji precedente più quella parte a sinistra che deriva da 人 [hito], persona. “Lavorare = persona che si muove“!

A voi i commenti 😀

Ciao!





Ma che lingua è?

20 02 2009
Farsi belli col nome dell'Italia, in quale nazione non succede? ^_^

Farsi belli col nome dell'Italia, in quale nazione non succede? ^_^

Itariano non è, ingrese neanche, hmm…..





Ho solo fatto il mio dovere…

17 02 2009

…ma che peccato non aver deciso di tentare il livello 3!

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Risultato dell'esame di certificazione JLPT

Risultato dell'esame di certificazione JLPT.





Quando ai Giapponesi le cose piace dirle due volte

4 02 2009

Una caratteristica della cultura Giapponese è quella del “dire / non dire”, grazie alla quale riescono (loro…) a capirsi usando mezze parole, evitando il più possibile l’approccio diretto. Come dicono qua, “leggere nell’aria” o “leggere tra le righe”. Il dubio lecito è che in quei momenti  chi ascolta capisca veramente ciò che non viene detto, oppure si limita a ignorarlo perchè non è dato (…gradito, consentito, corretto, utile) sapere. Questa attitudine li rende estremamente gentili e corretti, ma agli occhi di un occidentale poco preparato è incomprensibile, e l’idiosincrasia scatta automaticamente. Nonostante quanto te ne abbiano parlato o tu ne abbia letto, ci vuole del tempo per abituarcisi e adattarsi, ma probabilmente anche allora non lo avrai mai accettato completamente. Perchè essere diretti può essere più rozzo, scortese, insensibile… ma almeno non rischi di non esprimere per niente le tue opinioni ed esigenze o di capire le altrui! Dico bene, dico giusto.. o ho ragione? (citaz. Prof. Coco)

Ma perchè ho preso questo argomento? Semplicemente come pretesto per parlare di una cosa decisamente più divertente 😛

Se da un lato amano le mezze parole e le parole non dette, da un altro… il vocabolario Giapponese è pieno zeppo di parole “doppie”, usatiiiiiiissime nella lingua di tutti i giorni 🙂 Sono parole composte da una stessa parte ripetuta due volte, usate per “mimare” dei concetti (ぎたいご “ghitaigo”), o suoni (ぎおんご, “ghiongo”) con onomatopee realistiche o inventate. Ne elenco solo alcuni tra i più usati o che mi capita spesso di sentire, ma in realtà ne esistono centinaia.
Oltre che divertenti (provate a leggerle velocemente una dopo l’altra e ditemi se non fanno ridere!), le trovo molto espressive… ecco perchè davvero a volte gli basta dire 2 parole per dire tanto!

Tempo e frequenza

  • tokidoki (時々) – a volte
  • daitai (大体) – generalmente, approssimativamente; piu o meno
  • oriori (折々) – occasionalmente
  • chokuchoku (ちょくちょく) – spesso, di frequente, ogni tanto
  • ghirighiri (ぎりぎり) – all’ultimo minuto, appena in tempo
  • motomoto (元々/本々) – in origine
  • mukashimukashi (昔々) – tanto tempo fa, c’era una volta…
  • ichichi (一々) – uno alla volta
  • sorosoro (そろそろ) – gradualmente, costantemente, lentamente
  • chakuchaku (着々)  – in maniera costante, continua

Varie

  • moshimoshi (もしもし)- “pronto” (al telefono)
  • iroiro (いろいろ) – vari, diversi
  • betsubetsu (別々) – separatamente, individualmente (es. nel pagare il conto)
  • barabara (バラバラ) – disordinatamente, sparpagliatamente
  • maamaa (まあまあ) – così così
  • hitobito (人々) – la gente
  • perapera (ぺらぺら) – fluente (es. nel parlare una lingua) (*)
  • parapara (パラパラ) – gocce sparse
  • sekaseka (せかせか) – impetuosamente
  • tamatama (偶々) – casualmente, inaspettatamente
  • nakanaka (中中)
    – (pos.) molto, notevolmente, considerevolmente, facilmente, piuttosto
    – (neg.) per niente, affatto (con un verbo negativo)
  • pekopeko (ぺこぺこ) – essere molto affamato
  • wakuwaku (わくわく) – eccitazione, ansia, batticuore (sitauz. positive)
  • dokidoki (どきどき/ドキドキ) – ansia, batticuore, cuore in gola (situaz. negative)
  • pikapika (ぴかぴか) – il brillare, luccicare
  • yaya (やや) – un po’, parzialmente; in breve tempo

Onomatopeiche

  • jabujabu (じゃぶじゃぶ) – il rumore dell’acqua che fa splash
  • chapochapo (ちゃぽちゃぽ) – v. jabujabu
  • katsukatsu (カツカツ) – il rumore di un click, di uno scatto

Poco usati ma…

  • pechapecha (ぺちゃぺちゃ)
  • chinchin (ちんちん) – **** (leggi “cin cin”) …qui agisce la censura (evitate di dire cìn cìn quando brindate in Giappone …o fatelo apposta se volete farli ridere/imbarazzare! :P)
  • gatsugatsu (がつがつ) – cupidamente, morendo dal desiderio
  • sukusuku (すくすく) – rapidamente
  • sugosugo (すごすご) – scoraggiato
  • mushimushi (むしむし) – caldo e umido

Un paio di collegamenti esterni per vederne degli altri:

  • LISTA corposa, forse li contiene tutti (più o meno comuni), ma senza traduzione.
  • libro di “Grammatica Giapponese” (Mastrangelo, Ozawa, Saito – Ulrico Hoepli Milano), v. par. 2.8.

(*) Piccola nota… solo per dire che il mio livello di giapponese non è per niente “perapera”… direi più “tera tera”!!! 😀

A presto! Chi cambia canale… è un ちんちん-ちゃん!!!





Kitto katsu… all’alba vincerò!

6 12 2008

Domenica mattina, noi coraggiosi gakusei (studenti, leggi “gak’see”) sosterremo l’esame di certificazione di lingua JLPT (Japanese Language Proficiency Test). Io personalmente, come molti altri, tenterò il livello 4 che è il livello base… e infatti “tenterò” sembra una parola grossa, visto che dopo una settimana di simulazioni a scuola ci siamo resi conto che è abbastanza abbordabile, sebbene a settembre (quando abbiamo dovuto fare domanda per partecipare) siamo stati messi sin troppo in guardia sulla complessità del livello superiore, il 3. Effettivamente, se il 4 sembra più che fattibile, il 3 risulta complicato facendo riferimento al corso seguito, ma pazienza… sarà pèr il prossimo anno, visto che il JLPT 3-4 si può fare una volta sola all’anno (a Dicembre), a differenza dei livelli 1-2 per i quali c’è anche una sessione a Luglio. Per il momento sono abbastanza soddisfatto di come riesco a comunicare e sono certo che nei prossimi mesi, durante il tirocinio, riuscirò a migliorarlo visto che nella mia azienda prevalentemente non parlano inglese!

Ma tornando all’esame, alla fine delle lezioni oggi pomeriggio le maestre ci hanno offerto delle barrette di Kit Kat come augurio, come fanno gli studenti giapponesi prima di ogni esame. Infatti una possibile trascrizione della pronuncia giapponese di kit kat è “kitto katsu” (きっとかつ, o in kanji 屹度) che significa “senza dubbio vincerò”!!! Geniale, ancor più per la Nestlè che ha giocato tanto su questa cosa e se si guarda alle decine e decine di varietà di gusto in vendità solo in questo Paese non si può che confermare quest’ipotesi: sakura (fiori di ciliegio), fragola, melone, soia (non poteva certo mancare…), kiwi, mela, menta, ice tea, caffèlatte, mango, e tanti e tanti altri. Guardare qua (wikipedia) e qua (immagini su google) per credere!

http://www.mikesblender.com/indexblog88.htm)

Alcuni tipi in vendita in Giappone (source: http://www.mikesblender.com/indexblog88.htm)

In realtà se si considera l’altra possibile pronuncia, “kitto katto” il significato cambia completamente, visto che “katto” sarebbe la pronuncia dell’inglese “cut”. Per cui da “sicuramente vincerai” diventerebbe “sicuramente sarai tagliato”, cioè fallirai!

Tonkatsu

Tonkatsu

Inutile dire che ha prevalso la versione più conveniente delle due. 🙂
Ad ogni modo katsu oltre ad essere il verbo “vincere” compare anche in altre occasioni, ed ero sicuro che anche per questi esiste la stessa superstizione e tradizione! Ancora una volta l’infallibile wikipedia conferma. 😉
Nella cucina giapponese “Katsu” (カツ)  indica una cotoletta di carne fritta, generalmente di maiale, ma non sempre. Il “tonkatsu” è di maiale, il “katsu-karee” è una cotoletta fritta condita con salsa di curry (che qui chiamano “karee”), il “katsu-don” (カツ丼) è una ciotola di riso (“don” = ciotola) guarnita con del tonkatsu, il “katsu-sando” (abbreviazione di “sandoichi”, sandwich)… e così via 🙂

Katsu-karē

Katsu-sando

Katsu-karē

Katsu-karē

Spero di avervi fatto venire fame 😀
いただきます!





Kanji #3: 雲 (nuvola)

17 11 2008

In giapponese nuvola si dice [kumo].  Il kanji è composto nella parte superiore dal kanji di pioggia (雨 ame). Nella parte inferiore è rappresentato il concetto di “associazione, incontro”, che compare anche nel kanji 会 con riferimento all’incontro di persone (il cappelletto è una versione compatta di [hito] 人, persona).

くも [kumo]

Nuvola: くも("kumo")

Basta ricordarsi che le nuvole sono il punto di incontro (di cosa poi?… delle gocce d’acqua?) da cui scaturisce la pioggia! 😛