Stramba estate…

7 08 2009

Giugno doveva essere la famigerata stagione delle piogge (梅雨 = tsuyu), dicevano fino a meta’ Luglio… ma tutta sta pioggia non s’è vista… ok, qualche settimana ho avuto problemi a fare il bucato, ma erano più le previsioni del tempo esagerate che mi fregavano piuttosto che i mm (o decimi di mm) di pioggia effettivamente caduti…. mah

Dicevano che l’estate era soffocante e umida… ma a parte qualche giorno un po’ piu’ caldo e umido (che ti si appannano gli occhiali appena esci fuori), niente di così tragico… L’anno scorso a Settembre era davvero infernale, e tutti mi dicevano che Agosto lo è ancora di più…  MAH

Qui Luglio e l’inizio di Agosto sembrano un inizio di autunno, oggi sta cadendo letteralmente il cielo, in pochi minuti ci sono le strade allagate, da non crederci.  mmmMMAH!,

Crazy 天気!

Mah, speriamo bene… per queste mie ultime 3 settimane giapponesi!

Ciao!





Il mio primo manga: Holly & Benji vs Italy

12 07 2009

Ce l’ho fatta, dopo 10 mesi abbondanti, sul finire di quest’esperienza, ho finalmente comprato il mio primo manga giapponese!
Pur non essendo mai stato particolarmente interessato a questo genere di fumetti, recentemente ho pensato che potrebbero essere un buon modo per esercitare e mantenere il mio modestissimo livello di giapponese.
Non potevo che cominciare dal manga del mio cartone animato preferito di quando ero bambino, il cartone animato più lento e avvincente della storia: Holly & Benji (in Italia), o meglio Captain Tsubasa (キャプテン 翼)!

Il mio primo manga di Captain Tsubasa!

Il mio primo manga di Captain Tsubasa!

Ieri per la prima volta mi sono avvicinato con “interesse” al reparto immenso di fumetti (nuovi e di seconda mano, economicissimi) di un piccolo Book mart, uno degli infiniti negozi di libri usati che si trovano qui. Intere collezioni di ogni genere di manga, raggruppate nel cellophan, e acquistabili a poche decine di euro. Si possono acquistare anche singolarmente a poco più di 1,50 €, anche se ho notato che il primo e l’ultimo numero di solito costano circa 0,50 € in più.

Il protagonista Gino Hernandes

Il protagonista Gino Hernandes

Pensavo fosse difficile trovare Captain Tsubasa, ma tra gli altri scorgo una decina di numeri in uno scaffale! Ogni numero ha sul bordo il personaggio protagonista della storia.

Mancava il volume n. 1, ma osservandoli da vicino ho visto il volume n. 28 caratterizzato da un personaggio che sembrerebbe vestito con la divisa classica dei portieri dell’Italia. Controllo bene ed è proprio così: la storia è proprio della partita (ai Mondiali?) tra le nazionali di Giappone e Italia!

Da quel poco che ho capito, sfogliandolo velocemente, l’Italia è per gran parte della partita in vantaggio, e va in scena la supersfida tra Tsubasa (Holly) e il portiere italiano (tale ジノ  ヘルナンデス, Gino Hernandes …o_O :O) che gliele para proprio tutte! Eh, mi sa che anche nel fumetto siamo rappresentati come i soliti italiani “catenacciari”!

EDIT 16/07/2009: nell’edizione italiana Gino Hernandez si chiama Dario Belli!

Che dire, non vedo l’ora di tuffarmi nella lettura-studio (col dizionario a portata di mano), per scoprire se anche qui il campo è lungo 30km e costruito in collina, e se i tiri di Holly raggiungono l’atmosfera e poi tornano zig-zagando bucando la rete avversaria 😛

La copertina interna originale, e sullo sfondo la cover a colori

La copertina interna originale, e sullo sfondo la cover a colori

W il Giappone e viva la New Team 😀

EDIT 16/07/2009: direttamente dal blog Baka gaijin in Japan





Che figata la rice cooker!

23 06 2009

L’ho sempre avuta in casa sin da quando sono arrivato, ma non l’avevo mai usata prima. La rice cooker è un elettrodomestico indispensabile nelle case delle famiglie giapponesi e cinesi (e suppongo anche altrove, là dove il riso costituisce un elemento fondamentale nella dieta).

La "mia" rice cooker

La "mia" rice cooker

Poichè quasi ogni giorno a pranzo una tazzona di riso di contorno non me la toglie nessuno, non mi era mai venuto tutto questo gran desiderio di prepararmi questo tipo di riso in casa. In compenso ho sempre avuto la curiosità di usare l’aggeggino infernale e pochi giorni fa l’ho fatto.
Giudizio? E’ una figata! 🙂
Basta riempire il cestello (l’unica cosa che va lavata in maniera facilissima, tra l’altro) con la quantità di riso desiderata (X dosi), l’equivalente d’acqua (X dosi più 1/2 dose), chiudere e premere Start! Aspetti il tempo necessario (da 15 a 40 min circa, a seconda del menu selezionato) e… taac, il riso è servito!
Per non parlare del timer, per chi volesse evitare l’attesa e trovare il riso già pronto la mattina per colazione, o la sera al rientro da lavoro. 🙂
La qualità della cottura è davvero ottima, e teoricamente con un po’ di fantasia e gusto personale si può aggiungere altri ingredienti, come sale, burro, olio ecc… e giocare sulla quantità di acqua per ottenere un riso più o meno attaccato, o umido.
Le rice cooker più grandi (la mia è piccolina e con le funzioni essenziali) permettono di sovrapporre al cestello del riso un supporto per cuocere contemporaneamente delle verdure a vapore.
Direttamente da Wikihow (http://www.wikihow.com/Cook-Rice-in-a-Rice-Cooker) ecco un breve riassunto su come usare la rice cooker: Leggi il seguito di questo post »





Beach volley indoor

12 04 2009

Ieri, sabato 11 Aprile, sono stato insieme con un paio di colleghi della compagnia in cui lavoro a giocare a beach volley.
Anche se il tempo di questi giorni è davvero bello, non siamo andati in “beach”, ma al Konami Sports Club di Fuchu (poco fuori Tokyo, a 20-30 min da Shinjuku con la Keio line), che contiene un campo di beach volley indoor, al sesto piano!! Ho solo questa foto che ho scattato dopo che abbiamo finito di giorcare noi.

Figo!

Figo!

Siamo stati 2 ore, eravamo 18 e abbiamo fatto 3 squadre giocando a rotazione ad ogni set.

Dopo la partita siamo andati, manco a dirlo, a bere in un’izakaya, dove tra le altre cose mi hanno anche fatto assaggiare delle fettine sottilissime di “kujira bacon”, pancetta di balena (?)! Animalisti e WWF vi prego non odiatemi! Comunque, per rigore di cronaca, non ho riscontrato tutta questa tale bontà da giustificare la caccia di una specie a rischio di estinzione, anche se sono curioso di assaggiare una “bistecca” o qualcosa di più consistente 🙂

In serata ho raggiunto altri Vulcanus a Shinjuku, dove siamo andati a battere a basebal. C’è una sorta di salagiochi con anche il baseball, all’aperto: inserisci 300 Y, imposti la velocità (80->110 km/h), e hai una serie di 23 tiri. Ovviamente, non avendo MAI provato prima a battere, come potete immaginare l’ho presa poche volte 😛

Marco che "ganbatta", in versione Joe D'Aprile!

Marco che "ganbatta", in ver. Joe D'Aprile!

Dai che la prende, la prende! ...forse!

Dai che la prende, la prende! ...forse!

Poi, visto il programma (degli altri) di andare a Roppongi, siamo andati anche noi a stare un altro po’ insieme a loro nel solito parchetto in cui ci ritroviamo prima di ogni nottata brava. Poi però io e Marco, siamo tornati con l’ultimo treno (che ci ha fatto sospirare, visto che ha portato ritardo e per un soffio non abbiamo perso un cambio rischiando di restare nel bel mezzo del centro “inutile” di Tokyo senza più treni neanche per tornare dagli altri).

Arrivati a Gyotoku (dove abito io), però, sull’onda della serata allegra non mi andava di andare a casa a dormire e così ci siamo fatti un giro e presi una pinta di birra in un bel pubbettino.

Buona Pasqua!

…e buona Pasquetta, a voi che in Italia potete festeggiarla!





Che carbonara sarebbe senza le BOBA?

10 04 2009

Altro strafalcione in Italianese incontrato passeggiando per Iidabashi 🙂
La prima volta si sono sbagliati scrivendo BOBA, ma la seconda volta si sono corretti… era VOVA! 😉

Insegna di una spaghetteria a Iidabashi

Insegna di una spaghetteria a Iidabashi. Ricordatevi di fare "roso - lare" la pancetta.

Che sono le BOBA???

Che sono le BOBA???

Aaaaah, volevano dire VOVA! -__-

Aaaaah, volevano dire VOVA! -__-





Sankanshion (三寒四温)

29 03 2009

Se in Italia abbiamo la filastrocca con il tanto celebre quanto realistico…

“…Arriva marzo pazzerello: esce il sole e prendi l’ombrello!…”

in Giappone hanno il San-kan-shi-on 三寒四温!

L’altro giorno commentavo con un membaa (メンバー: nelle multinazionali giapponesi non si chiamano “colleghi”, ma “membri”) il tempo degli ultimi giorni: la settimana prima sembrava quasi iniziata l’estate, ma poi ha ripreso a piovere e si sono riabbassate le temperature di brutto. E così mi ha tirato fuori questa perla di saggezza giapponese, su cui mi sono poi documentato a dovere con San Google.

San 3
kan freddo
shi 4
on caldo

Letteralmente significherebbe “tre giorni di freddo e quattro giorni di caldo”, ma a quanto pare quest’interpretazione è di origine cinese, mentre i giapponesi si riferiscono più all’oscillazione e all’imprevedibilità del clima!

Sakura rosè

Fiori di sakura rosè

Questa irregolarità non poteva certo passare innosservata in un paese in cui la prevedibilità è un valore fondamentale. Anche nel clima! Il loro clima è molto prevedibile, e le stagioni ben delineate, al punto che molti di loro sanno già con molta precisione quanto cadrà la prima neve, o quando fioriranno i ciliegi,.e così via.  In più le loro previsioni del tempo sono dettagliatissime e seguitissime da ogni giapponese ogni giorno (mica dai un’occhiata al cielo e usi un po’ di cervello per farti un’idea della giornata o di cosa devi mettere), anzi i warning ti arrivano direttamente sul cellulare dal tuo operatore: vuoi mettere ritrovarsi in mezzo a un タイフーン (tifone) o dimenticare di indossare la mascherina perchè è iniziata la stagione del かふん ([kafun], polline)!

(A proposito di polline, apro una delle mie solite parentesi (*)… qualcuno mi ha anche chiesto se avessi problemi allergia al polline [花粉症kafunshoo], ma quando ho risposto “no, per fortuna io no, ma per esempio mia madre quando era giovane ne ha sofferto” mi sono trovato una faccia stupefatta che mi chiedeva “ehh!? veramente? Anche in Europa avete le allergie da polline?? …Io pensavo che era solo un problema giapponese! Ahhh…..” 😐 A quanto pare qui il polline più fastidioso è quello del Cedro, ma ho dovuto spiegare che le allergie primaverili esistono ovunque al mondo dove ci siano alberi e fiori………)

In effetti Marzo è un mese critico nell’anno solare giapponese, un periodo di transizione. Si passa dall’inverno freddo alla primavera e questo fatto è particolarmente sentito tanto da avere una vacanza nazionale. Ma è anche il mese conclusivo dell’anno scolastico, e dell’anno fiscale! A scuola i ragazzi preparano le cerimonie di fine anno, e nelle aziende c’è fermento e aria di cambiamento! Nel mio ufficio, ultimamente hanno spostato scrivanie (anzi ne hanno aggiunte di nuove), qualcuno ha già cambiato posto, alcuni andranno via o cambieranno dipartimento, e in compenso verranno molti nuovi membri (alla faccia della crisi): e questo significa anche che la prossima settimana avrò 2 nomikai, una di addio a chi ci lascia e uno di benvenuto a chi arriva! Insomma, qua, spesso quando dici “l’anno prossimo” ti riferisci all’anno che inizia ad Aprile.

Infine, ma non per importanza, tutto ciò è scandito dalla fioritura dei ciliegi, evento tanto caro ai Giapponesi quasi quanto per noi lo è il Natale! A riguardo non dico altro, e in attesa di godermi questi 2 weekend in “bianco”, vi lascio con le prime FOTO scattate oggi al parco di Ueno!

Fiori di sakura bianchi

(*) ps: …lo so uso troppe parentesi, di questo passo i miei post diventeranno sempre più simili a codice LISP! Almeno non uso sempre e solo.parentesi tonde… ma che ci posso fare, penso annidato e scrivo a flusso di coscienza! Ma è impossibile non pensare annidato: ogni argomento della vita e della cultura che tratto ne tira fuori altri 100!





Sendai, mari e monti (parte II)

26 03 2009

Il secondo giorno di viaggio sapevamo che sarebbe stata una bellissima giornata di sole e volevamo sfruttarla per un’escursione fuori dalla citta’, verso località di montagna distanti circa 1 ora. C’erano un bel po’ di possibilità e posti da vedere: la cascata di Akiu (considerata una delle 3 cascate più belle del Giappone), l’Akiu Onsen, la gola rocciosa di Futakuchi, Yamadera. Sapevamo anche che sebbene geograficamente fossero tutte nella stessa zona, i tempi e i trasporti avrebbero limitato tanto.

Senzan Line, da Sendai per Yamadera

Senzan Line, da Sendai per Yamadera

Alla fine ci si è messo il servizio di autobus che serve la zona, che inspiegabilmente ha molti meno collegamenti durante i finesettimana e i giorni festivi verso quelle località che… in realtà sono fondamentalmente attrazioni turistiche, e si sa che i turisti in genere viaggiano nei giorni festivi!! Mah… siamo in Giappone, a volte meglio non chiedersi il perchè di certe cose 😛

Alla stazione di Yamadera

Cartello alla stazione di Yamadera

A me ispiravano molto le descrizioni di Futakuchi, ma considerati gli scarsi collegamenti e le opzioni possibili, abbiamo deciso di andare a Yamadera, di cui sapevamo della presenza di un tempio, della possibilità di scalare la montagna, e poco altro.

Casualmente però avevamo anche letto in un sito internet che si poteva raggiungere Yamadera a piedi attraverso un percorso tra valli, ruscelli, ponticelli e cascate in mezzo alla montagna, che parte dalla stazione precedente (Omoshiroyama 面白山, “la montagna interessante” o “divertente“?). Così, se si vuole, si può trasformare questa gita a Yamadera (per cui 2 ore bastano e avanzano) in una gita di un giorno.

Nonostante poco prima di arrivare avessimo visto neve, ancora una volta ispirati dalla legge del ganbatte (alla faccia delle Converse di Tommaso e Giusj, ideali per fare hiking sulla neve!), abbiamo optato per scendere dal treno a Omoshiroyama, e cercare “il percorso che parte alla sinistra della stazione”, come suggerito da quel sito.

Omoshiroyama, sentiero chiuso

Omoshiroyama, sentiero chiuso

Immediatamente appena scesi dal treno, vediamo una sorta di sentiero la cui entrata però è chiusa (vedi foto a sinistra). E ci chiediamo “vuoi vedere che con tutta sta neve il percorso è chiuso, e ci tocca aspettare il prossimo treno?” (che per la cronaca passava dopo 1 ora circa)… Scopriamo che la stazione si trova proprio in corrispondenza della stazione di skilift di un impianto sciistico. Ci confermano che il percorso è chiuso e che il treno passa dopo un’ora, e ormai andiamo comunque a fare due passi sulla neve con l’intenzione di fare qualche foto. C’eravamo solo noi e 2-3 persone che sciavano.

Fortunatamente pero’ scopriamo subito l’inizio del “percorso” con l’indicazione “per Yamadera –>” e non era sbarrato … che male c’e’ ad imboccarlo? In realtà non si trattava del percorso di hiking, ma della strada che consente nelle stazioni non invernali di raggiungere Omoshiroyama in macchina, e che ancora è chiusa per via della neve. Pazienza, fare il vero percorso più a contatto con il fiume e il bosco, magari in autunno sarebbe stato suggestivo, ma non ci è andata male lo stesso!

Inizio della strada, in fondo si intravede ancora limpianto.

Un primo panorama

Un primo panorama

La foresta intorno a noi

La foresta intorno a noi

Camminando notiamo alberi spezzati, massi caduti dalla montagna, qualche piccola frana, e la forza della natura incontrollata da qualche mese… che faticaccia che faranno ogni anno per ripulire tutto e ripristinare la strada! La giornata di sole però ci fa godere tutto, e passeggiare in mezzo alla natura, solo noi e nessun altro, è proprio quello che ci serve dopo settimane trascorse in metropoli!

Vegetazione invernale

Nonostante la neve sotto i piedi e intorno a noi non faceva freddo, niente in confronto al giorno prima, e così senza mai pensare di tornare indietro abbiamo cominciato a scoprire un po’ di curiosità strada facendo! Una delle prime è stato il cartello che indicava “Yamadera 7.1 km” 😀   Sugoi!!

Poi abbiamo scoperto una macchina di qualche genio caduta e ribaltata sulla scarpata ai lati della strada! E menomale che poco dopo c’erano i cartelli apposta a mettere in guardia!

Proprio un genioBei relitti

In alto: proprio un genio - In basso: altro relitto

Attenzione!

Attenzione!

Tra un’indicazione e l’altra, la strada si addentra sempre di più nella valle, costeggiando un fiume che ci porta ad una bella cascata. Tutto e’ molto surreale, sembra davvero che l’uomo non avesse messo piede da queste parti da un po di’ tempo!

Cascata in mezzo alla montagna interessante

Cascata in mezzo alla "montagna interessante"

4,2 km percorsi...

4,2 km percorsi...

...ancora 3 km!

...ancora 3 km!

Dopo circa due ore e 7.5 km percorsi senza fretta, con tante fermate pro-fotografia, arriviamo nel centro abitato di Yamadera, individuiamo subito l’ingresso-salita al tempio, ma anche un paio di ristoranti! Ci fermiamo in uno di questi per ricaricare le energie con una ciotola calda di soba (spaghetti di grano saraceno, in brodo caldo), ed io e Marco scegliamo coraggiosamente una certa “tororo soba” (とろろそば), pur non sapendo cosa fosse sto “tororo“… al vederlo restiamo molto delusi. Il gusto non rimedia molto, e sopratutto il prezzo del pranzo non è molto coerente con la quantità di cibo che abbiamo messo nella panza!

Yamadera 山寺, letteralmente “montagna tempio”, è famosa per il tempio Risshakuji e la montagna caratterizzata da tanti buchi (scavati da monaci per diversi secoli) che la rassomigliano ad una groviera! La salita è di 1110 gradini (stando alla wikitravel), non li ho contati ma li ho fatti tutti!
Il panorama diventava sempre più bello man mano che si saliva!

Lanterna di pietra lungo la salita

Lanterna di pietra lungo la salita

4,2 km percorsi...

Caratteristici buchi nella montagna

Cascata in mezzo alla montagna interessante

Yamadera, vista della valle

Concludo qui, perchè ho fatto tante foto che dicono molto di più di tante parole. Vi lascio solo con alcune curiosità:

  1. Nel punto panoramico più bello della montagna, la pensilina in legno è piena di meishi 名刺 (biglietti da visita) lasciati dai visitatori, probabilmente si dirà che porti bene a qualcosa, ma non sappiamo di preciso cosa. Io e Giusj, in rappresentanza di tutto il Vulcanus 2008-09 abbiamo lasciato i nostri!
  2. Una buca delle lettere… vuoi vedere che il postino si fa 1110 gradini su e giù ogni giorno? 😀
  3. Sulla parete di uno degli edifici antichi in legno del complesso templare, c’è appeso un comunissimo schifosissimo orologio da muro analogico bianco in plastica…… incredibile, no comment….

Attenzione!

1) Il logo EU-Japan è inconfondibile!

Cassetta delle lettereOrologio vergognoso

2) Cassetta delle lettere, 3) Orologio vergognoso

Per tutte le altre clicca QUI (slideshow).

Fine parte II. Nella prossima qualcosina riguardo alla città di Sendai.
Ciao!!!





Sendai, mari e monti (parte I)

24 03 2009

Altro cambio di stagione, altro renkyuu (letteralmente “vacanze consecutive”… in genere “weekend lungo”)! In Giappone gli equinozi sono feste nazionali e, come detto in precedenza, il giorno di vacanza non si perde se cade di fine settimana 🙂
L’equinozio di Primavera, Shunbun no hi ( 春分の日) si festeggia il 20 o 21 Marzo a seconda che l’anno sia bisestile o meno. Per tradizione le famiglie fanno visita alle tombe dei propri cari lasciando fiori, incenso e degli ohagi, dolci palline di riso ricoperte dall’immancabile onnipresente anko (marmellata di fagioli rossi azuki).

Sendai è a nord, nella regione del Tohoku

Sendai è a nord, nella regione del Tohoku

Me ne potevo stare a Tokyo in quest’occasione? Ovviamente no, e come sempre ci siamo ritrasformati in tour operators last minute organizzando in quattro e quattr’otto un viaggio a Sendai. Stanchi dei soliti templi, onsen, e stanchi della routine settimanale (paradossalmente chi per troppo lavoro, chi per assoluta mancanza di lavoro…), abbiamo evitato di stressarci con orari stretti ed accanirci nel dover visitare per forza tutti i possibili luoghi di interesse turistico, prendendocela piu’ comoda. Il viaggio ha preso una connotazione piu’ rilassata e decisamente nature, portandoci dal mare alla montagna, per cui il titolo non poteva essere altro che “Sendai, mari e monti” 😀

Inoltre, a Sendai vive Karol, un nostro amico polacco che il Vulcanus ha spedito in uno studio di architetti da solo lassù a nord, e che ha avuto il piacere di accogliere l’allegra comitiva e di farci conoscere la “sua” Sendai, e specialmente la vita notturna molto animata e diversa da quella esagerata di Tokyo.

Io, Tommaso e Francesca siamo partiti da Tokyo venerdì mattina prestissimo, prendendo una serie di treni locali della durata media di 1 ora (il primo era alle 6:10), e siamo arrivati a Sendai alle 13:30 circa dopo 6 cambi! 😛 Per risparmiare avevamo deciso di prendere l’economicissimo Seishun 18 Kippu, un biglietto speciale che funziona da pass giornaliero per qualsiasi treno locale e rapido della JR in tutto il Giappone, esclusi espressi e shinkansen. Nonostante tutto, a parte il sonno, abbiamo fatto quasi tutto il viaggio a parlare e scherzare, e i ventimila cambi non sono stati per niente pesanti.

A Sendai ci siamo riuniti con Giusj, che veniva da Tsukuba, e Marco e Karl da Hitachi. In stazione abbiamo incontrato anche Lukasz e Bolek insieme a un gruppo di loro amici/colleghi di lavoro, di passaggio anche loro per Sendai per un giorno, e Karol con il quale ci siamo messi d’accordo per la sera.

La nostra prima meta e’ stata Matsushima (松島, da “matsu“=pino, “shima“=isola), uno dei luoghi imperdibili di questa zona (poco più di mezz’ora di treno da Sendai), e famosa per la caratteristica baia punteggiata da minuscole isolette riperte di pini considerata uno dei 3 panorami piu’ belli del Giappone (日本三景  [nihon sankei]). I Giapponesi hanno innato il vizio di classificare sempre i “3 più” in ogni cosa!!
Isoletta nella baia di Matsushima, e Gabbiano

Isoletta nella baia di Matsushima, e Gabbiani

Da Sendai siamo andati a Shiogama, la localita’ sulla costa che precede Matsushima, dalla quale volevamo prendere il battello per raggiungere Matsushima via mare passando in mezzo alle varie isolette. Arrivati a Shiogama ci informano che l’ultimo battello parte dopo poco piu di 5 minuti (alle 15) ed il porticciolo era a circa 10 minuti a piedi, e ci e’ toccato correre letteralmente a perdifiato (grande Tommaso! uno scatto d’altri tempi!) 🙂

Il battello

Il battello

Porto di Shiogama

Porto di Shiogama

Nonostante il sole, faceva freddissimo e tirava un gran vento, ed abbiamo preferito stare per lo piu’ all’interno del battello, ma questo non ci ha impedito di scattare dal ponte un infinita’ di foto al paesaggio e ai gabbiani che ci hanno accompagnato per tutti i 50 minuti!
Alcune isole

Alcune isole

Paesaggio caratteristico

Paesaggio caratteristico...

...ma il cemento potevano evitarlo!

...ma qui il cemento potevano evitarlo!

Gabbiani accompagnano il battello

I turisti li hanno abituati troppo bene con le patatine...

Gabbiano curioso!

Gabbiano curioso!

Gabbiano si dice 鴨の [kamono]

Gabbiano si dice 鴨の (kamono)

Incuranti del freddo (o meglio della nostra salute :P) arrivati a terra siamo andati a visitare le isolette piu vicine collegate alla costa da piccoli ponti percorribili a piedi. Su una di queste, minuscola, si trova il tempio Godaido. In un’altra (Fukuura-jima Island, 福浦島), più grande accessibile attraverso un lungo ponte (neanche a farlo apposta rosso!) che si dice porti alla rottura le coppie di fidanzati che lo attraversino insieme, siamo pure scesi in spiaggia e come dei bambini scritto i nostri nomi sulla sabbia al tramonto…

Sul ponte per Fukuura-jima

Sul ponte per Fukuura-jima

Spiaggia di Fukuura-jima

Spiaggia di Fukuura-jima

Tornati piuttosto infreddoliti in città, dopo aver fatto il checkin al ryokan (tipo tradizionale giapponese di ostello), siamo andati a cena con Karol, e fatto un primo giro della città concludendo la serata in un pub gestito da un ragazzo svedese di Jonköping che non credeva ai suoi occhi quando ha letto Linköping sulla mia felpa! Che fatica ma che piacere rispolverare quel poco di svedese che so, ormai arrugginito e parecchio sovrascritto dal giapponese!
Fotomontaggio by Fra

Fotomontaggio by Fra

In attesa del resto del racconto, come al solito tutte le FOTO sono QUI (slideshow).

Jätte bra!!!
Vi ses!




Misteri metropolitani… metropolitane!

24 02 2009

Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vasetto di marmellata vuoto e cominciò a riempirlo con dei sassi di circa 3 cm. di diametro. Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi risposero di sì.
Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vasetto e lo scosse delicatamente. Ovviamente i piselli si
infilarono nei vuoti lasciati tra i vari sassi. Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno ed essi, ancora una volta, dissero di sì.
Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vasetto. Ovviamente La sabbia riempì ogni altro spazio vuoto lasciato e copri tutto. Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno e questa volta essi risposero di sì, senza dubbio alcuno.
Allora il professore tiro fuori, da sotto la scrivania, 2 lattine di birra e le versò completamente dentro il vasetto, inzuppando la sabbia. Gli studenti risero.
Ora, disse il Professore non appena svanirono le risate, voglio che voi capiate che questo vasetto rappresenta la vostra vita: i sassi sono le cose importanti la vostra famiglia, i vostri amici, la vostra salute, i vostri figli – le cose per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena. I piselli sono le altre cose per voi importanti: come il vostro lavoro, la vostra casa, la vostra auto. La sabbia è tutto il resto le piccole cose.
Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia, continuò il Professore non sarebbe spazio per i piselli e per i sassi. Lo stesso vale per la vostra vita. Se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi sono importanti.
Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli, portate il vostro partner al cinema, uscite con gli amici. Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l’auto. Prendetevi cura dei sassi per prima – le cose che veramente contano. Fissate le vostre priorità… il resto è solo sabbia.
Una studentessa allora alzò la mano e chiese al Professore cosa rappresentasse la birra. Il Professore sorrise.
Sono contento che me l’abbia chiesto. Era giusto per dimostrarvi che non importa quanto piena possa essere La vostra vita, perché c’è sempre spazio per un paio di birre.

Poco tempo fa, un mio carissimo amico mi ha fatto notare questa storia che ha fatto il giro di internet, ma da allora non posso evitare di ripensarla e reinterpretarla quando prendo la metro nelle ore di punta. Ecco come la vedo io.

https://i0.wp.com/archinect.com/gallery/albums/userpics/normal_6031%20tokyo%20subway%20line.jpg

Qui sì che c'è spazio! "Preco, si accomotino"!

All’ora di punta un treno di Tokyo si riempì di vecchietti, salarymen e salarywomen, si chiusero le porte e partì. Alla fermata successiva, si aprirono le porte e entrarono un altro numero indefinito di gakusei e busynessmen: evidentemente il treno non era ancora pieno, ma stavolta si riempì e ripartì. Altra fermata, si riaprirono le porte e entrarono un altro numero indefinito di otaku e ragazzette: anche stavolta evidentemente il treno non era ancora pieno, e, dopo essersi nuovamente riempito, ripartì. C’era chi dormiva o fingeva di farlo, chi leggeva manga o altri libri, chi ascoltava la musica mentre giocava con il Nintendo DS o la Psp e consultava internet col cellulare, chi guardava la tivù… e  solo qualcuno, che cercava di mantenere l’equilibrio aggrappandosi alle maniglie (gli altri preferivano appoggiarsi al prossimo e lasciarsi cullare…)

Altra fermata, le porte si aprirono, i passeggeri compattati. Senza alcuna spiegazione razionale l’aggregato umano non esplose mantenendo  miracolosamente l’incastro, ed io sul bordo di un’uscita prendevo il respiro per qualche secondo pensando “stavolta è pieno, non ci entrerà più nessuno”… ma ecco arrivarono all’ultimo momento altri salarymen e salarywomen che in tutta tranquillità e senza chiedere permesso o scusa, in perfetta nonchalance, si infilarono in qualche modo davanti a me stupefatto, in un meccanismo automatico che portò i passeggeri a compattarsi ancora di più… e il treno ripartì! La storia andò avanti ancora per qualche fermata, e prima o poi qualcuno iniziò pure a scendere da ‘sto benedetto treno!

Morale della favola, a Tokyo puoi riempire un treno quanto ti pare, non sarà mai pieno abbastanza potrà entrare ancora gente!

Conclusione analitico-filosofica: il concetto di treno “pieno” non esiste, lo spazio dei passeggeri di un treno di Tokyo è uno spazio non discreto, in cui infiniti spazi infinitesimi possono accogliere un numero imprecisato di esseri umani (*).

In genere non serve la forza, non servono gli spingitori nè gli spingitori di spingitori, è un meccanismo ben oleato, e il miracolo si ripete ogni giorno!  Come quello che per ogni treno che si riempie c’è sempre un equivalente numero immenso di persone pronte ad arrivare puntualissime, al messaggio soave “まもなく、電車がまいります・・・” [mamonaku, densha ga mairimasu…], ed accumularsi per il successivo che passa 2 minuti dopo. Provare per credere.

Alla prossima!
Chi cambia canale… è un まもなく!!!

[(*) in realtà sugli “esseri umani” ogni tanto la domanda sorgerebbe spontanea…]





Ma che lingua è?

20 02 2009
Farsi belli col nome dell'Italia, in quale nazione non succede? ^_^

Farsi belli col nome dell'Italia, in quale nazione non succede? ^_^

Itariano non è, ingrese neanche, hmm…..